La Trippa

La cucina popolare si caratterizza per i suoi piatti molto semplici, molto saporiti e altrettanto economici: sono il retaggio di un modo di vivere oramai desueto ma dal quale si può sempre attingere a piene mani.

Andare alla riscoperta di antichi sapori permette non solo di assaporare un’alimentazione talvolta poco conosciuta, ma anche di apprendere uno stile diverso di rapportarsi con il cibo, che partiva dal principio basilare che tutto ciò che veniva prodotto poteva essere utilizzato senza nessuno spreco.

I contadini di un tempo erano soliti allevare con passione ed orgoglio alcuni capi di bestiame che poi vendevano ai macellai soprattutto in prossimità di Natale, Pasqua o aldilà della festa (festa patronale). Del vitello portato all’ingrosso con un’alimentazione curatissima ma che si basava esclusivamente su foraggio e cereali, non si buttava proprio nulla.

Si cominciava recuperando scrupolosamente il sangue al momento di macellazione e si proseguiva con tutti gli organi interni: cuore, polmoni, fegato, milza, reni, stomaco ed intestino.

Stomaco e intestino ritenevano un laborioso lavoro di pulizia per mandarli degli avanzi dell’alimentazione. Eliminate tutte le scorie, si procedeva con la bollitura delle diverse parti utilizzando una capiente “candera” (il pentolone di rame).

La trippa veniva rapidamente venduta dal macellaio perché poteva costituire una pietanza variegata, molto gustosa e alla portata di tutti.

Le interiora bovine, così come altre vivande della tradizione culinaria popolare, hanno conosciuto un periodo di scarso consumo a vantaggio di generi alimentari almeno apparentemente più raffinati e soprattutto di più rapida preparazione.

Cucinare un piatto di trippa richiedeva un canonico battuto di lardo, cipolla e sedano, profumato con alloro e salvia, da far soffriggere lentamente, al quale aggiungere poi i pezzetti o le striscioline dello stomaco accompagnate dalle verdure prescelte o semplicemente con un po’ di conversa di pomodoro.

Se si considera che la cucina moderna, in genere, rifugge da piatti che richiedono una lunga, laboriosa cottura, preferendo talvolta cibi già precotti, si può ben comprendere come sapori, profumi della tradizione sono spesso stati dimenticati.

La riproposizione di portate della cucina popolare vuole essere un modo per potersi riappropriare non soltanto del passato culinario legato ai colli monferrini, ma anche un’occasione per dimostrare che con elementi semplici e un po’ di fantasia si possono realizzare saporitissime vivande.

Il comune di Rosignano propone una versione particolare della trippa che potrebbe essere un ottimo piatto unico: la zuppa. Molteplici verdure cotte in brodo si incontrano e si fondono perfettamente con le soffici striscioline di trippa e il tutto si potrà accompagnare con qualche fetta di pane tostato per esaltarne meglio il sapore.

 

RICETTA

INGREDIENTI (per otto persone) :

0,5 Kg Trippa (Nido d’ape- spugnosa – tubo)

Fagioli Borlotti

Olio

Cipolle bianche

1 carota

1 gambo di sedano

200 g. di pomodori pelati

70 g. piselli

Brodo vegetale   

½ cucchiaio di pepe nero

 

PROCEDIMENTO:

In un tegame basso mettere olio, cipolle, carote e sedano tagliati finemente, aggiungere fagioli, piselli, la trippa tagliata a tocchetti e i pomodori, quindi ricoprire tutti gli ingredienti con brodo vegetale. Salare, pepare, cuocere per 2 ore e servire ben caldo con l’aggiunta di crostini.